Berthe Morisot attraverso i ritratti di Edouard Manet

Edouard Manet, Berthe Morisot con il bouquet di violette

Nel 1867, al Louvre, mentre copia un dipinto di Rubens, Berthe Morisot conosce Édouard Manet, presentatole da Henri Fantin-Latour, ed è incontro molto importante, sia a livello artistico che umano. Attraverso di lui, la giovane pittrice entra infatti in contatto con artisti e intellettuali, da Edgar Degas a Pierre Puvis de Chavannes. Familiarizza inoltre con scrittori da Émile Zola a Zacharie Astruc, che iniziano a frequentare, il martedì, il salotto di casa Morisot a Passy, insieme a Manet e a personalità della politica e della vita pubblica.

Il 1869 si rivela un anno cruciale per la vita di Berthe. Sua sorella Edma decide di sposarsi e di lasciare la pittura, mentre lei ha scelto l’arte come compagna di vita.

È ansiosa, dubbiosa sulle sue qualità e sola. La madre è accanto a lei ma non cessa di ricordarle quanto sia sbagliato ignorare le abitudini borghesi e non cercare marito.

Berthe però è terribilmente moderna, e anche se a volte trema non lascia la sua strada.

Ed ecco che mentre la sorella esce dalla sua vita artistica, più forte e indelebile entra Édouard Manet. Attratto dagli occhi febbrili e al contempo puri di Berthe, Manet le chiede di posare per lui e lei accetta, completamente rapita dal fascino del grande artista.

E. Manet, Il balcone, 1868-1869, olio su tela, 170×124,5 cm, Parigi, Musée d’Orsay

Del Balcone visto al Salon, Berthe aveva scritto ad Edma: «Sono più strana che brutta; sembra che l’epiteto di femme fatale sia circolato tra i curiosi…». Nell’opera, oggi nella collezione del Musée d’Orsay, Manet ritrae Morisot seduta, appoggiata alla ringhiera verde del balcone, con lo sguardo fisso e profondo.

Il Balcone è il primo di una serie di straordinari ritratti che Manet dedica a Morisot dal 1869 al 1874, anno in cui lei sposa il fratello di lui e il loro rapporto pittore-modella si interrompe. In questi ritratti si evidenzia, in modo progressivo e inquietante, il dramma di un legame irrealizzabile. Berthe è sempre immortalata con gli occhi scuri, anche se i suoi in realtà sono verdi.

Edouard Manet, Berthe Morisot con il bouquet di violette
E. Manet, Berthe Morisot con un bouquet di violette, 1872, olio su tela, 55×38 cm., Musée d’Orsay, Parigi

In riferimento al ritratto con il bouquet di violette, Paul Valéry dirà: “Non metto nulla, nella produzione di Manet, al di sopra di un certo ritratto di Berthe Morisot, datato al 1872. Sul fondo neutro e chiaro di una tenda grigia, questa figura è dipinta: un po’ più piccola che in natura. Prima di tutto, il Nero, il nero assoluto, il nero di un cappello da lutto e del sottogola di questo piccolo cappello mescolati con ciocche di capelli castani dai riflessi rosa, il nero che non appartiene che a Manet, mi ha colpito. Ci si collega un fiocco largo e nero, che si riversa sull’orecchio destro, circonda e infagotta il collo; e la nera mantellina che copre le spalle, lascia apparire un po’ di pelle chiara, nella rientranza di un collo di stoffa chiara. Questi spazi brillanti di nero intenso incorniciano e offrono un viso dai grandissimi occhi neri, con un’espressione distratta e come lontana. […] Quel viso dagli occhi grandi, la cui vaga fissità dà un senso di distrazione profonda e offre in qualche modo, una presenza d’assenza“.

Lo sguardo profondo e misterioso diventa un tratto distintivo in tutte le raffigurazioni che Manet fa della pittrice.

Nel corso dei decenni, in molti hanno avanzato ipotesi sulla natura della loro relazione e sulla possibilità dell’esistenza di un legame sentimentale. Sembra quasi di trovarci di fronte ad un amore torturante e negato che riesce però ad imprimere tenerezza, malinconia ed eros ai ritratti che raccontano la singolare ed unica dialettica di un rapporto impossibile. 

Il grande pittore dell’Olympia si diverte a ritrarla in pose diverse e con accessori sempre nuovi. Una volta è con il manicotto di pelliccia e l’aria distratta, un’altra è seduta di profilo, con lo sguardo attento, nel pieno di una conversazione, la mano sinistra delicatamente sollevata e portata al petto spicca chiarissima sull’abito nero.

E. Manet, Berthe Morisot con il manicotto, 1868-1869, olio su tela, 71×60 cm., Cleveland Museum of Art, Cleveland
E. Manet, Berthe Morisot di profilo, 1869, olio su tela, 41×32 cm., Collezione privata

Senza dubbio è in dipinti come “Il riposo” e “Berthe Morisot con la scarpa rosa” che si insinuano nello spettatore idee più insistenti sulla vicinanza tra i due. Nella prima opera Berthe è infatti morbidamente adagiata su un divano, il suo corpo è rilassato, nella mano destra il ventaglio chiuso e lo sguardo appare distratto da pensieri romantici. Nella piccola tela di Hiroshima, la pittrice modella è raffigurata in piedi, le guance arrossate, colta nel pieno della sua intimità, con una vestaglia nera dalla quale emerge una deliziosa scarpina rosa. 

E. Manet, Il riposo, 1870, olio su tela, 148×110 cm., Providence Museum of Art, Providence
 
E. Manet, Berthe Morisot con la scarpa rosa, 1872, olio su tela, 46,4×32,5 cm, Hiroshima, Hiroshima Museum of Art

Il mistero intorno al viso di Berthe aumenta in opere come “Ritratto di Berthe Morisot alla veletta” o “Berthe Morisot con il ventaglio”, mentre la fascinazione subita dal pittore per la sua modella è dirompente nei ritratti che la immortalano sdraiata. L’opera del Musée Marmottan Monet ci offre un volto ineguagliabile per magnetismo.

E. Manet, Ritratto di Berthe Morisot alla veletta o Giovane donna velata, 1872, olio su tela, 61,5×47,5 cm., Musée du Petit Palais, Ginevra
 
E. Manet, Berthe Morisot con il ventaglio, 1872, 60 x 45 cm. Parigi, Musée d’Orsay
E. Manet, Berthe Morisot su un divano, 1873, olio su tela, 49,4×64,2 cm, Collezione privata
E. Manet, Ritratto di Berthe Morisot sdraiata, 1873, olio su tela, 26×34 cm, Parigi, Musée Marmottan Monet

Nel 1874, anno finale di questa liaison unica, prima del matrimonio con Eugène Manet, Berthe affronta il terribile lutto per la perdita del padre. Edouard non può non catturare anche i sentimenti che segnano il volto dell’amica in questo triste momento. Il “Ritratto di Berthe Morisot in lutto” è triste e severo, il nero che ora avvolge la figura non porta più con se il fascino degli anni passati ma sembra quasi presagire la fine di un’epoca.

E. Manet, Ritratto di Berthe Morisot in lutto, 1874, 61 x 50 cm., Collezione privata

A conclusione di questa galleria di immagini una piccola natura morta con un mazzo di violette e un ventaglio. La storica dell’arte Marisa Volpi ripercorre nel racconto Ridere con Manet il rapporto di Berthe Morisot con Édouard Manet, individuando nel piccolo dipinto, che accoglie suoi oggetti personali, utilizzati durante le pose per i ritratti di cui è stata protagonista, una sorta di dono d’addio, un addio al quale non può ribellarsi. Il piccolo olio, oggi in collezione privata, pur essendo un omaggio di estrema bellezza ed eleganza è “concepito con la crudeltà di un rebus che non ha bisogno di essere risolto”.

“Un giorno di cielo basso, di quelli che piacciono a Puvis, che lasciano agli intensi colori dei giardini il compito di accendere l’aria grigia, arriva a Berthe Morisot un piccolo quadro di Édouard Manet, 22×27 centimetri. […] Al rumore della porta che si chiude Berthe taglia l’involucro: è Il Mazzo di violette. L’attraversa in un lampo il tono struggente dell’ametista, sono le sue violette dipinte. Poi osserva il quadro con attenzione: il mazzo incrocia il ventaglio di lacca rossa, e il viola deborda sopra la carta di una dedica à M.lle Berthe Morisot É.Manet”.

E. Manet, Bouquet di violette, 1872, olio su tela, 22×27 cm., Collezione privata